mercoledì 27 agosto 2014

La Bellezza presente


"Senza bellezza il vivere è una noia"

Conferenza al Meeting sulla bellezza, che "non è un lusso, ma un bisogno costitutivo dell'uomo"


Quattro persone con storie molto diverse si sono incontrate e incrociate sul tema della bellezza. “Un designer che ha inventato il vetro curvato più bello”, dice Alessandro Banfi presentando Vittorio Livi, imprenditore nato a Recanati. Con lui ci sono, prosegue Banfi, Emmanuele Silanos, “un sacerdote con esperienze in Oriente”, Duccio Campagnoli, presidente di BolognaFiere, e Mariella Carlotti, “insegnante che sa raccontare l’arte”. “Senza bellezza il vivere è una noia”, recita il titolo dell’incontro in sala Tiglio A6, realizzato in collaborazione con Federlegno Arredo, ma la grande affluenza di pubblico ha portato gli organizzatori del Meeting a collegare con la sala i grandi schermi delle piscine Ovest e della hall Sud.
“L’universo è stato fatto col dna della bellezza – esordisce Vittorio Livi, presidente di Fiam Italia - la bellezza è un valore fondamentale per la sopravvivenza dell’essere umano”. Livi parla di Federico da Montefeltro “che ha regnato su Urbino non con la noia, come il fratellastro, ma puntando sulla bellezza”. Descrive poi la bellezza e le caratteristiche del vetro (“il materiale più importante per il futuro dell’uomo”) e afferma, in riferimento alla propria esperienza lavorativa che gli ha fatto incontrare architetti e designer di fama mondiale: “Faccio un lavoro che praticamente non esisteva”.
Emmanuele Silanos, vicario generale della Fraternità sacerdotale San Carlo, presenta l’episodio evangelico della trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor come “sintesi compiuta di cos’è l’esperienza della bellezza”. In questo contesto valorizza il commento di Pietro: “È bello per noi stare qui!”. “Il dramma contemporaneo – aggiunge Silanos – è che la bellezza non è più conoscibile, perché è stato rotto il rapporto tra bellezza e verità”. E ha aggiunto: “Il cristianesimo è un avvenimento di bellezza. Grazie all’incarnazione la bellezza si è resa incontrabile, si è fatta conoscibile e da questa esperienza nasce l’urgenza della missione”. Come ha detto al Meeting l’allora cardinale Ratzinger: “Occorre essere trafitti dal dardo della bellezza”. “Se non ci fosse l’incontro con la Bellezza che è Cristo – commenta il relatore – non varrebbe la pena essere cristiani”.
“Sono qui per l’incontro con gli amici di Federlegno” ha esordito Duccio Campagnoli, presidente di Bologna Fiere, che ha fatto poi riferimento alla nuova iniziativa della filiera italiana del legno-arredo, partner la Fiera di Bologna, per portare nel 2016 il Salone del mobile in Cina. Anche Campagnoli, come aveva fatto prima Silanos, ricorda la sua visita alla Sagrada Familia di Barcellona: “Stupito dalla bellezza; è stata un’esperienza straordinaria”. Campagnoli indicata poi un secondo motivo della sua presenza all’incontro: “Sono nato a Recanati, città sulla quale incombe una figura straordinaria”, quella di Leopardi che ha scritto che il bello “fa quasi ingigantire l’anima in tutte le sue parti”.
Mariella Carlotti, insegnante e storica dell’arte, inizia quasi provocatoriamente spezzando una lancia in favore della noia, per Leopardi “il più sublime dei sentimenti umani”. “La noia non è il contrario della bellezza - ha precisato l’insegnante e saggista - ma la nostalgia della bellezza”. Utilizzando diapositive, ha sottolineato che “la bellezza non è un lusso, ma un bisogno costitutivo dell’uomo. L’uomo ha bisogno della bellezza più del pane”. Le pievi e le cattedrali sono state per secoli emblemi della bellezza, alimentando l’urgenza che la bellezza si estendesse alla città.
“Gaudì sapeva – ha ricordato Carlotti – che non avrebbe visto l’opera intera, la Sagrada, e decise di completare un particolare: la facciata, ‘perché la sua bellezza rendesse impossibile abbandonare l’opera’. Così per poter vivere nel fango della vita ci vuole un punto di bellezza. Questo sono, nell’arco dell’anno, le giornate del Meeting. È il metodo di Dio: creare nella storia punti di bellezza che sostengano la fatica del vivere”. Il cuore dell’uomo si annoia tremendamente se non ha una bellezza presente. “È una bellezza che si incontra in una compagnia umana presente che fa rivivere la bellezza dei secoli passati. Al Meeting, ad esempio, c’è una bellezza strana che si percepisce. Senza una bellezza presente – ha concluso Carlotti – quella del passato sarebbe una nostalgia insopportabile”

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Stupore e mistero a rimirar le stelle

Al Meeting di Rimini si prova a leggere la storia tra scienza e poesia

Chi per almeno una volta nella vita non è stato con gli occhi rivolti al cielo a rimirar le stelle? Quale altro spettacolo naturale suscita negli umani una riflessione su quanto siamo piccoli nell’universo, ma anche su quanto siamo grandi nel riuscire a immaginare lo spazio infinito? E chi può dire di non aver mai pensato all’esistenza di un Creatore mentre guardava il cielo stellato? Uno stupore che è nel cuore degli uomini...
Proprio di questo incontro tra le stelle che scaldano l'universo e la storia, la poesia e l’umana immaginazione si è parlato al Meeting di Rimini, lunedì 25 agosto, durante l'incontro tra lo scienziato Piero Benvenuti, astrofisico dell’università di Padova, direttore del Centro Interdipartimentale di Studi e Attività Spaziali (Cisas), e il letterato e poeta Alessandro Rivali. Il confronto, dal titolo "Leggere la storia, leggere le stelle", è stato moderato da Davide Rondoni.
Partendo dalla domanda di Papa Francesco ai partecipanti del Meeting, “Che cosa cercate?”, il prof. Benvenuti ha cercato di raccontare il rapporto tra l’umanità ed il cielo. Nella ricerca dell’oltre gli umani hanno fatto grandi passi avanti, ha detto. Già con l’invenzione del cannocchiale hanno allargato i confini del vedere.
L’astrofisico ha quindi confermato che “l’universo non è un vuoto”, bensì “una profonda unità tra materia ed energia che ne modella plasticamente la forma”. Nell’allargare le soglie dell’immaginazione, ha poi introdotto la poesia affermando che “abbiamo bisogno di meravigliarci della capacità di comprendere. Abbiamo bisogno di poeti”.
D'accordo Alessandro Rivali, autore della raccolta poetica “La Caduta di Bisanzio”, che ha raccontato la sua esperienza unendo, appunto, storia, scienza e poesia. Anche il letterato ha parlato infatti di stelle, che - ha detto - “ci insegnano la contemplazione" e che "hanno sempre ispirato storie". "Basti pensare ai miti e alle immagini che hanno evocato nell’antichità”.
Secondo Rivali, inoltre, possiamo attingere diversi insegnamenti dalle stelle, iniziando con l’umiltà, perché esse "ci fanno sentire piccoli di fronte a un disegno più grande di noi". Nella storia, poi, "le stelle sono state la salvezza dei naviganti. La loro bussola". “Chissà – ha osservato Rivali - che contemplando la loro bellezza non possa sorgere in noi qualche motivo di speranza. Perché anche noi facciamo parte di questa bellezza”.
A. Gaspari